"We'd better start savin'up for the things that money cant't buy"  - Bruce Springsteen

 

Nonsolofoto: articoli, riflessioni, curiosità sulla 
Finlandia e i finlandesi...

 

 



KIASMA: L’ARTE DI LASCIARE A BOCCA APERTA

di Flavia Palese 
3 F Linguistico 2001-2

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Il Cerino Gigante 
del "Kiasma"



foto di
© Nicoletta Galante 2002

Ritagli di giornale e macchie di vernice colanti, pezzi di macchine assemblati o un enorme fiammifero consumato in polistirolo: tutto può stupire ed al tempo stesso fare arte al “Kiasma”, il Museo d’Arte Moderna di Helsinki. Situato nel cuore della capitale finlandese, a fianco del Parlamento, il Kiasma accoglie i suoi visitatori in un edificio di 12000 mq e li introduce in un nuovo mondo, attraverso la bizzarra dinamicità dei muri e la straordinaria ampiezza delle sue enormi sale. In questo mondo tutto ha voglia di stupire, e vi possiamo assicurare che questo museo è riuscito a segnare anche le nostre giovani e “innocenti” menti. Arrivati di buon ora davanti al museo grazie all’efficiente e confortevole servizio di una corriera, attendiamo qualche minuto assieme ad una scolaresca di bambini dell’età di circa 7 anni. Tra un po’ di confusione e qualche stomaco ancora provato da una colazione a base di “porridge”, riusciamo a varcare l’ingresso, depositare gli zaini e prepararci a sorbire un’ora abbondante di guida. Eravamo ancora all’oscuro di quello che ci sarebbe capitato. Davanti a noi un muro curvato ci conduce al piano superiore, da dove sarebbe cominciata la visita. Ci viene successivamente spiegato che il muro è stato concepito apposta per quel museo per guidare la mente in quell’ambiente alieno alla frenetica realtà  esterna, e che ogni singola finestra è studiata per ottenere una luce talmente particolare da suscitare emozioni negli spettatori. La prima “opera” è un burattino, niente di così sbalorditivo, manovrato da fili e da svariati meccanismi; balla, non fa nient’altro, ma probabilmente ha ballato talmente tanto da aver consumato il legno della sua base. Raggiungiamo finalmente la prima sala, al centro regna il già nominato fiammifero e tutt’attorno i primi quadri di “pop art”, o più volgarmente “arte popolare”, cioè quella di tutti i giorni, la semplice pubblicità, fumetti o gli strumenti di uso quotidiano. 

Leo Lindsten

Maybe He Thinks
I'm Old Fashioned,

1968

Colori sgargianti e forme incomprensibili riescono a smuovere la nostra “aria da museo”. Ci colpisce specialmente una cosa molto strana: si tratta di una specie di scatola chiusa, dove si possono inserire le mani, tutto accompagnato da un paio di cuffie tenere sulla testa. Tutto ciò serve per immedesimarsi in una particolare situazione: in quel caso particolare, sentire i rumori di un incidente e toccare pezzi di macchina (nella scatola) porta a pensare di essere coinvolti nell’incidente. Su molte altre opere sorvolo, più che altro perché non penso di saperle apprezzare come meriterebbero, visto che non sono una critica d’arte e neanche un’appassionata d’arte moderna, ma una cosa penso di poterla dire: non c’era tanta comprensione, nel nostro gruppo (italiano e fiero di vari Botticelli e Leonardo da Vinci), per quel tipo di “arte”, che in più di un’occasione è stata da noi volentieri definita “arte spazzatura”. Certo che comunque c’era di tutto: da fotografie che illustravano il metodo di sopravvivenza estremo dell’autoventilazione a bambini finti disposti in fila. Un manichino disteso sul pavimento invoca aiuto e quando viene sollevato inizia a cantare la storia della sua vita. La foto di una bella donna, bionda e pelle bianca, seduta che ti fissa con il foro di una pallottola in fronte e con il sangue che colando ne sfregia il viso perfetto. 

Heli Rekula

Pilgrimage

La gabbia di metallo a forma di cubo con le pellicce di gatti (veri) raggomitolati con tanto di zampe e coda, incastonate nelle maglie di metallo. Per quei comuni mortali, come me, che non riescono a comprendere questa forma d’arte è molto difficile capire com’è possibile che qualcuno esprima le proprie emozioni attraverso queste “cose”, e soprattutto come una mentalità diversa riesca a proporre perfino a dei bambini (il museo era pieno di scolaresche delle elementari!) questo tipo d’arte. Indubbiamente gli autori (per lo più finlandesi) con queste “opere” vogliono provocare lo spettatore  e scatenare in lui emozioni e sensazioni che probabilmente sono completamente diverse da quelle che abbiamo provato noi. È stata sicuramente un’esperienza culturalmente importante, e come tale ci ha arricchito e ci ha fatto capire molte cose: magari che è importante avere una mente aperta a nuove culture, magari che a migliaia di chilometri dalle nostre case c’è una diversa concezione d’arte, magari che bisogna assecondare le guide nelle loro interpretazioni contorte, o magari più semplicemente che rimpinzarsi di porridge la mattina presto prima di una visita ad un museo di arte moderna è molto pericoloso.

 


SACERDOZIO FEMMINILE: 
INTERVISTA AD UNA RAGAZZA CHE VUOLE DIVENTARE PRETE

 di Luigia Di Girolamo, Laura Martignago, Sara Marchiori, 
3 F Linguistico 2001-2   

 

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Luigia Di Girolamo e Sara Marchiori intervistano Eeva (al centro). 
Daniela Fabris
 (a sinistra) fornisce sostegno morale!


foto di 
© Nicoletta Galante 2002

Durante il nostro soggiorno in Finlandia abbiamo avuto modo di parlare con una ragazza molto simpatica e disponibile, Eeva… (ma tutti la chiamano Eppu). Eppu fa parte della parrocchia di Kirkkonummi (dove abbiamo abitato con le nostre famiglie) e sta pensando seriamente di diventare “pretessa” o, meglio, pastore: infatti, in Finlandia, dove la religione principale è quella Luterana, anche le donne possono diventarle sacerdoti e tutti, sia uomini che donne, possono sposarsi ed avere figli. Eppu, prima di tutto, ci ha fatto da guida alla chiesa nel centro di Kirkkonummi, che è appunto una chiesa luterana. Incuriosite da questa novità, abbiamo deciso di porle alcune domande sui suoi progetti futuri e come è nata la voglia di diventare sacerdote: ecco come è nata la nostra intervista. 
Eppu frequenta la stessa scuola in cui andavano i nostri amici finlandesi, la scuola si chiama Porkkalan Lukio e si trova nel centro di Kirkkonummi, ma per lei sono in arrivo gli esami e molto probabilmente, una volta finiti, deciderà di intraprendere l’Università per diventare “pretessa”; ma ecco che cosa ci ha raccontato…

Da dove vieni, Eeva?
“Vengo da Kirkkonummi, ma abito in un paese vicino.”

Ci puoi dire qualcosa riguardo la vita nella parrocchia di Kirkkonummi?
“I bambini iniziano a frequentare la nostra parrocchia dai 6 anni. Con loro facciamo dei giochi e ci divertiamo ed iniziamo a parlare di Gesù e Dio, naturalmente in modo che loro possano capire, visto che sono ancora piccoli. Lo facciamo attraverso la lettura di alcune storie e anche della Bibbia stessa; è un sorta del vostro catechismo, che qui però si svolge ogni domenica pomeriggio, per i bambini dai 6 ai 10 anni. Poi ci sono i ragazzi dai 15 ai 20 anni, con i quali ci troviamo di pomeriggio in alcuni “club”, se così possono essere chiamati, con loro non parliamo solo di religione, anzi! In questi “club” possono disegnare, fare graffiti sui muri e perfino recitare. Poi ci sono anche i “confirmation camps” che sono obbligatori per tutti i ragazzi che vogliono fare la cresima. I campi sono ogni Martedì pomeriggio e durano 2 ore e mezza. In questi campi ci si diverte veramente, anche perché sono molto bene organizzati; i ragazzi possono suonare degli strumenti musicali, giocare a biliardo, fare delle attività tutti insieme e naturalmente parlare di tutto, ma proprio tutto: dalla religione ai problemi d’oggi come droghe, amicizia, alcool, sesso, vita. Come diciamo noi animatori, i “confirmation camps” insegnano ai ragazzi come vivere in questo mondo, senza odiarlo. ”

Nella parrocchia di Kirkkonummi si parla di “Confirmation camps” e “religious camps”: che differenza c‘è?  
“Un “religious camp”, così come lo chiamiamo noi, è un campo organizzato per i ragazzi della nostra parrocchia. Di questi campi ne vengono organizzati 3-4 ogni anno e quasi ogni parrocchia in Finlandia prevede questo genere di attività per i loro ragazzi. Per andare in un “religious camp” bisogna prima aver fatto la cresima quindi essere stati in un “confirmation camp”. In entrambi ci sono degli animatori giovani o, alle volte anche dei preti. Vengono organizzati giochi per i ragazzi, si cantano delle canzoni e poi si parla di tutto, non ci sono regole prestabilite, al contrario c‘è molta libertà."

Quante persone partecipano a questi “religious camp” nella parrocchia di Kirkkonummi?
“Ad ogni campo partecipano circa 120 persone, compresi anche gli animatori. A Kirkkonummi ce ne sono 30 di attivi nella parrocchia.”

Hai sempre fatto parte di queste attività per i giovani della tua parrocchia?
“Sì, ho fatto parte dei “confirmation camps” per 3 anni, ho iniziato a 15 e li ho fatti fino a 18 anni.”

Ci puoi dire qualcosa riguardo la messa e alcune particolarità della vostra religione?
“La messa si celebra sostanzialmente ogni domenica mattina alle 10. Durante la messa non si leggono solo i passi tratti dalla Bibbia ma si canta e si suona l’organo; il rito della comunione non si celebra ogni domenica, perchè per noi luterani non è così importante. Per quanto riguarda il vino che si beve durante la comunione, se avanza, lo buttiamo addosso al muro della chiesa, all’esterno; (a furia di queste “lanciatine” un pezzo di muro è diventato tutto nero! n.d.r.). Nella parrocchia di Kirkkonummi ci sono due preti che dicono la messa. Uno legge la Bibbia e l’altro dice l’omelia. I preti hanno tonache di diversi colori, ogni colore ha un significato particolare e specifico. La tonaca viola è propria per le messe di Pasqua, quella bianca per le festività generali da celebrare, quella verde è quella normale di ogni messa domenicale, quella rossa simboleggia lo Spirito Santo e quella nera sta a indicare la morte di Cristo. Esistono anche delle messe apposta per i giovani, si celebrano 1-2 volte al mese e naturalmente, c‘è più spazio per il canto e la musica: si suona ad esempio la chitarra, il pianoforte… Al termine di queste messe andiamo tutti quanti in una grande casa, come il vostro oratorio. Lì c’è un rinfresco e ci si ritrova tutti insieme. Le chiese luterane non sono comunque molto decorate, sono anzi spoglie e bianche.”

Che tipo di relazione hanno i giovani con la religione (luteranesimo), in Finlandia?
“Ci sono molti giovani che vengono in questi “confirmation camps” perché ci credono, quindi in via generale il rapporto è buono. La maggior parte crede in Dio e quindi frequenta questi campi perché ne è interessata. Naturalmente c‘è anche una minoranza che rispetta la religione, ma magari non condivide tutto di essa e quindi non è molto credente. Dipende.”

E‘ difficile capire e comprendere i giovani?
“Sì, noi proviamo a capirli, ma non sempre è facile. Nella comunità ci sono dei “gruppetti” di ragazzi, ognuno dei quali è diverso da un altro, ognuno ha proprie esperienze, modi di vivere, pensare, credere.”

Che rapporto ha invece la società con la religione, in Finlandia?
“La società cresce e vive con la propria religione ma come sempre, ci sono differenze e non tutti la pensano così. C’è anche chi la pensa diversamente e si distanzia dagli altri, anche se questi rappresentano una minoranza rispetto al resto, che invece ha bisogno della religione, ha bisogno di andare più in profondità.”

Quanto rispetto hanno i Finlandesi per i valori della loro religione?
“I Finlandesi hanno più rispetto per le feste e le celebrazioni nazionali più importanti che avvengono ogni anno, come Natale e Pasqua. Quando si festeggiano questi importanti avvenimenti, sono convinta che molti conoscono e si rendono conto della vera profondità dei valori trasmessi dalla Bibbia. Quindi posso dire che quasi tutti hanno rispetto per i valori della religione, soprattutto però di quelli più importanti.”

Perché vuoi diventare pastore?  
E’ una domanda difficile, non sono ancora sicura al 100% di volerlo diventare, perché è una scelta molto importante e devo pensarci a lungo prima di decidere. Posso comunque dirvi che prima di frequentare un “confirmation camp” non credevo assolutamente in Gesù o Dio, pensavo fossero solo delle belle storie. Da quando poi sono andata in quei campi la mia opinione è cambiata. Diciamo che sono rimasta impressionata dal salmo 23 che parla di Gesù come di un pastore e di noi come le sue pecore, Lui ci guida e ci protegge. Inoltre ha molto influito il fatto che il mio migliore amico si è fatto prete. Non sono un tipo molto religioso, per questo devo pensarci bene, prima di prendere qualsiasi decisione a riguardo.”

Che cosa pensa la tua famiglia a riguardo?
“E’ una cosa naturale qui in Finlandia, la mia famiglia mi ha detto semplicemente: “ok, va bene”. Penso sia una cosa normalissima, d’altronde è un lavoro come tutti gli altri. Inoltre, è reso ancora più naturale dal fatto che preti e “pretesse” possono sposarsi ed avere figli, quindi una normale famiglia.”

I compiti delle donne pastore sono diversi da quelli degli uomini?
“No, sono gli stessi, naturalmente.”

Che cosa pensa la gente del ruolo che le donne pastore hanno nella parrocchia?
“I pareri sono divisi, ad alcuni non piace questo nuovo ruolo delle donne, ma sono comunque una minoranza.”

…E i preti? “Non tutti sono d’accordo, specialmente i preti più vecchi e conservatori, insomma gli “over 40”. Ma devono accettare le cose così come stanno, perché penso sia una cosa normalissima. I preti che hanno meno di 40 anni molte volte non esprimono nessun tipo di parere.”

…E le “donne prete” stesse?
“Alle donne pastore non piace parlare del loro ruolo nella parrocchia. Il solo fatto che se ne parli significa che non c’è parità fra uomini e donne. A molte non piace il solo fatto di essere chiamate “donne prete”, è solo un lavoro, non c’è differenza.”

Che cosa bisogna fare per diventare pastore?
“Finita la scuola superiore e una volta ottenuto il diploma, ci sono delle Università apposite, con diversa specializzazione: per animatori o pastori. Ci vogliono comunque dai 5 ai 10 anni di frequentazione universitaria. Queste università sono comunque molto difficili ed impegnative, sono al pari di quelle di Giurisprudenza o Medicina. Naturalmente una volta finita l’università c’è un periodo di pratica per chi intende diventare pastore".

E’ più difficile per le donne?
“No, anzi è forse più facile per loro. Tutti sanno che le donne sono più dedite allo studio rispetto ai maschi!”

Uomini e donne frequentano le stesse università di specializzazione?
“Sì, non c’è nessun tipo di divisione o specializzazione differenziata. Uomini e donne studiano tutti insieme.”

Pensi di sposarti ed avere dei figli?
“Sicuramente, sono già fidanzata da un bel po’ di anni, quindi…perché no?!”

Pensi che il tuo matrimonio possa interferire con il tuo lavoro?
“No, fare il pastore è solo un normale lavoro. Ogni volta che torno a casa, smetto di fare la “pretessa” e sono una madre e una moglie.”

Pensi che sposarti ed avere dei bambini possa aiutarti a comprendere meglio i problemi dei giovani della tua parrocchia?
“Sì, perché quando sei moglie e madre regali affetto a delle persone. I problemi di cui si parla maggiormente nella mia parrocchia riguardano proprio il mondo degli affetti. Quindi penso che essere moglie e madre mi aiuti ancora di più a capire i problemi dei giovani della mia parrocchia.”

Pensi che i tuoi figli accetteranno senza problemi il tuo lavoro come “donna prete”?
“Certo. Come ho già detto, è un lavoro come gli altri, è sullo stesso piano di fare l’avvocato o il medico o qualsiasi altra professione. I miei figli naturalmente, non saranno obbligati a seguire la mia strada, ognuno ha una propria personalità e intraprende diverse scelte. Quando avranno 18 anni, di certo non sarò io a dire loro cosa fare o scegliere nel loro futuro. Saranno loro a scegliere la loro religione e in che cosa credere.”

 



VISITA AD UN MONASTERO ORTODOSSO

di Daniela Fabris, Nicole Pandolfo e Roberta Zanetti, 3 F Linguistico

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Hariton Tuukkanen, finanziatore e factotum del Monastero ortodosso, che ha cortesemente fornito gli elementi su cui è basato questo articolo.

foto di 

© Nicoletta Galante 2002

La religione prevalente in Finlandia è il luteranesimo; tuttavia esistono delle minoranze ortodosse. Infatti vicino a Kirkkonummi si può visitare un monastero ortodosso. La chiesa ritrova le sue origini a Costantinopoli e già dall’inizio della sua diffusione in Finlandia è stata fortemente contrastata. Gli ortodossi erano considerati dei pazzi poichè a loro non interessava il denaro, non apprezzavano nulla del mondo al di fuori di loro stessi e ritenevano che solo con il lavoro e il cervello si possono fare miracoli. Il fatto che fossero considerati dei pazzi, anche perchè i loro martiri andavano incontro alla morte cantando, per loro non era un problema; infatti li ritenevano delle persone ispirate da Dio.

Il modello di chiesa che si può visitare al giorno d’oggi è stato ricostruito tre anni e mezzo fa da dei volontari, dopo che era stato utilizzato dai Russi come fabbrica di metallo durante la seconda guerra mondiale.  Nella struttura interna della chiesa possiamo vedere delle splendide icone che dividono il resto della chiesa dall’altare, che è riservato unicamente ai parroci e dove le donne non possono entrare. Queste icone sono riproduzioni di originali russi, fatte da monaci di San Pietroburgo, che richiedono una lavorazione molto complessa. Gli ortodossi tengono a precisare che le icone non sono mai riprodotte ma vengono prese come spunto per produrne di simili. Il processo di lavorazione comincia a partire da una tavola di legno che deve essere stagionata per circa 30 anni, e che viene rinforzata con dei traversi di legno per  impedire alla tavola centrale di deformarsi in seguito  ai cambiamenti di stagione. Sulla tavola  viene quindi steso un fondo simile allo stucco e sul quale viene applicata una foglia d’oro in corrispondenza dello sfondo. Successivamente le figure vengono abbozzate e dipinte. Le decorazioni in oro della pittura  sono a loro volta costituite da lamine d’oro, che sono applicate con il pane, dopo aver disegnato i contorni con la birra fatta bollire per due giorni. Nella tradizione iconografica bizantina tutto deve provenire dalla natura, quindi i colori sono ricavati da pietre macinate preziose e semipreziose (agata, turchese, ecc) mescolate a vino bianco e tuorlo d’uovo. Sopra alle icone appese alle pareti c’è un asciugamano, che serve per pulire l’icona dopo che una persona l’ha baciata.

In questa chiesa le cerimonie si svolgono solo due volte al mese quando arriva il parroco: la messa dura due ore e i fedeli stanno rigorosamente in piedi, solo gli handicappati e gli anziani possono sedersi. I praticanti però possono pregare quando vogliono, per esempio prima e dopo il lavoro. Tutti possono prendersi cura della chiesa, la quale è finanziata da Hariton Tuukkanen, importante ristoratore di Helsinki e nostra guida per quel giorno.   

 



L'ANGOLO DEI BUONGUSTAI: RICETTE DELLE CUCINA FINLANDESE


foto di © Nicoletta Galante 2002

Un piatto tipico: carni e verdure al forno, accompagnati da birra finlandese

 

BLUEBERRY PIE (CROSTATA DI MIRTILLI) 

di Chiara Marcolin

Ingredienti

Per la base:
- 2 cucchiai di zucchero
- 150 g di burro ( o margarina)
- 1/2 bustina di lievito
- 1 uovo
- 200 g di farina

Per la copertura:
- 200 g di yoghurt bianco
- 100 g di zucchero
- 1 uovo
- 200 g di mirtilli congelati

Preparazione

Impastare in una terrina gli ingredienti della base fino ad ottenere un composto omogeneo.
Imburrare una teglia di Ø 24 cm. Stendere il composto ottenuto all'interno della teglia rialzandolo leggermente intorno al bordo.
In un'altra terrina mescolare gli ingredienti della copertura ed infine versare il tutto nella teglia.
Infornare per circa 1/2 ora alla temperatura di 200°C.

 

PANCAKES    

di  Chiara  Marcolin

Ingredienti:

- 500 ml di latte
- 250 g di farina di grano tenero
- 3 uova
- 1 cucchiaino di sale
- 50 g di zucchero*

Preparazione:

Battere le uova, aggiungere prima la farina e poi pian piano il latte, mescolando accuratamente per non formare grumi e fino ad ottenere un composto piuttosto liquido. Aggiungere infine il sale e lo zucchero*, riporre in frigorifero e lasciar riposare per 1/2 ora.

Togliere dal frigo e rimescolare per due minuti. Riscaldare una padella antiaderente a fuoco basso; quando è sufficientemente calda, versare un po' del composto, servendosi di un mestolo come misura, e spargendolo su tutta la superficie della padella con uno spessore sottile. Aspettare circa 20 secondi, poi cercare di staccare il pancake dalla padella, partendo dai bordi, fino a raggiungere il centro, aiutandosi con una paletta. Quando è ben cotto, capovolgerlo e cuocere l'altro lato.

Togliere dal fuoco e farcirlo con marmellata (servire caldo).

* Lo zucchero è facoltativo: in realtà i pancakes si possono farcire anche con verdure, salumi o formaggi a piacere, e in tal caso lo zucchero non si mette.

 

ZUPPA FRESCA DI FRUTTI DI BOSCO  

di Chiara  Marcolin

Ingredienti:

- 100 ml sciroppo di mirtilli
- 700 ml di acqua + 2 cucchiai a parte
-  3 cucchiai di fecola (o maizena)
-  200 g mirtilli, fragole, lamponi, ribes congelati

Preparazione

Stemperare la fecola con i due cucchiai d'acqua; versare poi in una pentola assieme all'acqua e allo sciroppo. Cuocere a fuoco basso fino a raggiungere l'ebollizione, togliere dal fuoco ed aggiungervi i frutti di bosco congelati.

Servire quando è ancora tiepido.

 

ZUPPA DI SALMONE   

di  Nicoletta Galante & Ettore Menegon

Ingredienti (per 4-6 persone)

1 kg circa di salmone (intero)
Una o due carote
4-5 patate piccole
2 dl circa di latte
Erba cipollina e aneto (è un'erba aromatica molto diffusa in Finlandia: il nome scientifico è anetum graveolens, e con un po' di pazienza si trova anche da noi, fresco o secco) 
Sale e pepe

Staccare testa, lisca e coda del salmone e metterli in circa un litro d'acqua fredda salata; portare a bollore e cuocere per dieci minuti. 
Nel frattempo, tagliare a pezzi le patate, le carote e il salmone.
Passare il brodo attraverso un colino e rimetterlo nella pentola, insieme alla carota e alle patate tagliate a pezzi. Far bollire per altri cinque minuti, poi aggiungere la carne del salmone tagliata a pezzi e far bollire finchè le patate non sono cotte, aggiungendo altra acqua se necessario. Spegnere il fuoco, aggiungere erba cipollina, aneto e il latte. Mescolare e servire. Attenzione! Aggiungete il latte solo dopo aver spento il fuoco!  

 



          HVITTRÄSK:   UN RAFFINATO ESEMPIO DI 
    ARCHITETTURA ROMANTICA FINLANDESE

di Claudia Bandiera, Angela Borsato e Valentina Zardin, 3 F Linguistico

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In visita a HVITTRÄSK


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© Nicoletta Galante 2002

Il 13 maggio 2002 ci siamo recati a visitare la casa di un famoso architetto finlandese, chiamata Hvitträsk.
Non appena arrivati, si è presentata ai nostri occhi una grande villa contornata da un altrettanto grande giardino, così, curiosi di sapere qualcosa di più riguardo la cultura finlandese, abbiamo dato inizio alla nostra visita, guidata da una ragazza che per circa un' ora ci ha illustrato le parti più significative di questa casa particolare.
Si tratta di un’abitazione tipica dell’architettura romantica finlandese, che rappresenta uno spaccato di vita della borghesia intellettuale della regione.
Questa casa fu costruita da tre architetti che, fin da giovani, avevano fondato uno studio di notevole successo; stiamo parlando di Eliel Saarinen, Hermann Geselius e Armas Lindgren.
I tre giovani architetti progettarono, nel giro di pochi anni, una settantina di edifici, tra cui la stazione ferroviaria e il Museo Nazionale di Helsinki, e il Padiglione finlandese all'esposizione mondiale di Parigi del 1900.
Decisero in seguito di costruire tre case da adibire ad abitazione e studio per sè stessi e le loro famiglie, in un unico appezzamento di terra: lo chiamarono Hvitträsk. che significa “lago bianco” e vide la sua realizzazione tra il 1902 e il 1903.
Nella prima  abitazione, aperta tutt’ora al pubblico, abitò Eeliel Saarinen con la moglie Mathilda, nella seconda Herman Geselius con la sorella Loja e nella terza Armas Lindgren; tuttavia, questa sistemazione a tre causò degli impreviste complicazioni sentimentali: Mathilda, moglie di  Eliel Saarinen, si innamorò di Geselius, e Saarinen, a sua volta, s’invaghì della sorella, di Geselius, Loja.

foto di
© Nicoletta Galante 2002

Mathilda tra Geselius e Saarinen in una vetrata della casa

Questa romantica vicenda si concluse con un pacifico scambio delle donne amate, per cui Mathilda si trasferì da Geselius, e Loja da Saarinen.
L'episodio è raffigurato, all’interno dell’abitazione, in una vetrata nella sala dove i tre architetti erano soliti cenare, nella quale sono raffigurati Mathilda, al centro, e i due architetti "rivali" in amore al fianco della giovane.
La collaborazione di lavoro tra i tre giovani non ebbe lunga durata: nel 1905 Lindgren decise di lasciare l’attività, e di lui non si seppe più nulla; lo studio terminò la sua attività professionale nel 1907. Nel 1916 Herman Geselius morì e Saarinen decise di trasferirsi negli Stati Uniti, dove continuò ad esercitare la sua professione con successo fino al 1950, anno della sua morte.
La casa fu venduta e abitata da privati, la famiglia Vuorio, fino agli anni '60, e poi fu ceduta a una fondazione e trasformata in museo.

La casa, composta da numerose e spaziose stanze, si trova in riva a un lago ed è circondata da magnifici boschi; è sicuramente uno dei punti di riferimento culturali della Finlandia, in quanto è un esempio di stile romantico finlandese, costruita con i materiali tipici, come il legno e la pietra.
La sala da pranzo vede la predominanza dei colori blu e rosso, tipici colori della Carelia, regione della Finlandia orientale; al suo interno, si puo notare un elegante lampadario a  24 candele che avevano come scopo quello di portare fortuna, una per ogni ora del giorno. Qui si riunivano Eliel Saarinen e la moglie Mathilda con gli amici per mangiare e soprattutto per bere whisky, bevanda preferita di Saarinen.
Proseguendo all’interno della casa e arrivando al bagno, si può notare come questo fosse sprovvisto di specchi, come richiesto dall’architetto , il quale non amava vedere il proprio volto appena sveglio. Procedendo verso la terrazza, luogo dove si svolgevano le feste estive, si arriva alla stanza della figlia di Mathilda, Pipsa, sala spaziosa dove la bambina visse fino all’età di 10 anni.
Importante è la sala da ping pong, dove inizialmente i tre architetti solevano riposarsi e, allo stesso tempo, lavoravano con i giovani apprendisti. Nella stessa stanza c'è un quadro curioso: rappresenta un gruppo di persone nude in riva a un lago, ed era un bozzetto per una banconota: fu rifiutato con la motivazione che gli stranieri avrebbero pensato che i finlandesi fossero talmente poveri da non potersi permettere i vestiti!
Così questa è Hvittrask, casa dall'aspetto e dalla storia particolare, parte del patrimonio culturale della Finlandia.

 



 

USO E ABUSO DI ALCOL IN FINLANDIA E IN ITALIA


di Giovanni Ondei e Giulia Spinetta, 3 F Linguistico

L’alcol, nella cultura occidentale, è sempre stato un compagno di strada privilegiato, una droga molto speciale. Pubblicità, luoghi comuni, interessi economici rilevanti spingono al consumo, contribuiscono a sostenere quella “cultura” del bere il cui senso si perde nella notte dei tempi. 
Se vogliamo mettere a confronto l’uso dell’alcol in Italia e nei paesi nordici, in particolare la Finlandia, notiamo che in questo paese c’è un uso quotidiano dell’alcol con eccedenze molto forti nei fine settimana; non è un aspetto strano o anormale trovare persone di tutte le età, sia uomini che donne, consumare birra o vino. Infatti uno dei problemi che coinvolge la maggior parte della popolazione finlandese è l’alcol. La legge che dovrebbe porre un limite al consumo di bevande alcoliche non sembra avere nessun effetto positivo. I giovani minori, ai quali non è permesso entrare nei pub, trovano spunto nella trasgressione, infrangendo le regole.

Uno dei motivi che potrebbero spingere i finlandesi a fare uso di alcol è appunto la voglia di uscire dai canoni propri dell’età adolescenziale. Non è inoltre trascurabile il fatto che i finlandesi abbiano un carattere piuttosto timido e chiuso e questo li porta ad usare sostanze alcoliche per riuscire a rapportarsi meglio con gli altri. 
Un altro aspetto importante dell’uso dell’alcol in Finlandia è dovuto ad un fattore climatico. La Finlandia essendo un paese nordico molto freddo, anche per questo fa uso di alcol, che può aiutare contro i rigidi inverni. 
Anche in Italia l’uso dell’alcol è abbastanza accentuato e sta crescendo specialmente nei giovani che lo possono acquistare senza problemi. Inoltre l’uso di questa sostanza legata a droghe è la prima causa di numerosi incidenti del sabato sera e il Veneto detiene il primo posto in questa triste classifica. 
In Italia l’alcol è legato molto alla nostra cultura essendo, tra l’altro, un paese mediterraneo con coltivazioni di vigneti molto diffusa. È tradizione tutta veneta offrire all’ospite, con insistenza “Un’ombra de vin “ considerando spesso il rifiuto come un gesto di debolezza.

 

 

 

 


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Riproduzione e diritti riservati -  Aggiornato il - Updated on: 09-mar-2016